Il modo in cui la gente si comporta come Sai Baba

 

di Robert Priddy - rpriddy@online.no

Sito Web: http://home.no.net/anir/Sai/

Data del documento: 11 agosto 2002

 

L'adulazione è uno strumento di manipolazione molto potente. Probabilmente la maggioranza dei devoti di Sai lo trova irresistibile. Coloro che considerano l'adulazione di Sai Baba come indispensabile (per esempio, un semplice sguardo viene addirittura considerato come una benedizione) e che ne desiderano sempre dell'altra, sicuramente hanno altre debolezze. Queste persone vengono facilmente manipolate con la tecnica della ripetuta attrazione/repulsione, il trattamento psicologico che mantiene le loro incertezze in loro stessi, ma sempre legati alla speranza di ottenere grandi cose per loro stessi. Anche se queste cose raramente emergono, e la loro assenza non può essere spiegata, possono comunque essere razionalizzate come auto critica. Ho visto questo succedere in continuazione ai devoti di ai. A causa dei suoi poteri intuitivi, Sai Baba è molto bravo nell'indovinare le condizioni psicologiche delle persone, cosa serve per tenerli in attesa, stupiti e dipendenti... se una parola o due, una smorfia, il prendere una lettera o uno sguardo arrabbiato e spiacevole.

Coloro che cadono ai suoi piedi, ipnotizzati da eventi paranormali che essi attribuiscono invariabilmente a lui (che è Dio Onnipotente) hanno spesso in pubblico la funzione di "fall guys" (N.d.T. ragazzi che cadono -ai suoi piedi). E' una spiacevole condizione, anche se possono rialzarsi e godere dell'esperienza a volte. Queste persone odiano i fatti che non confermano il loro credo nei benefici che immaginano di aver ottenuto, e rifiutano in partenza certe spiegazioni degli eventi come finzioni senza fede o "delusioni di maya". Essi agiscono come portavoci non ufficiali di Sai Baba (sono quasi tutti uomini) che dicono solo ciò che è stato loro detto, cioè le frasi standard dello stesso Sai Baba. Essi sono spesso materiale promettente per qualche tipo di carica nelle istituzioni Sai.

Nel frattempo, Sai Baba si è mostrato decisamente incapace di fare un appropriato uso della gente che ha delle genuine risorse umane che hanno voluto mettersi a sua disposizione attraverso la Sai Organisation. In parecchie nazioni che ho visitato, ho trovato che le persone più civili, comprensive, e volonterose si sono allontanate a causa del comportamento di certi leader nell'Organizzazione. Inoltre, le persone più illuminate e comprensive che detengono delle cariche vengono invariabilmente pressate, o abbandonano di loro spontanea volontà a causa degli inaccettabili compromessi che vengono loro imposti e le limitazioni del ruolo che devono ricoprire. E' evidente che non viene dato molto peso nell'attuale gestione dell'organizzazione ad alcuni talenti, quali l'eccellenza nelle abilità sociali, precedenti esperienze di lavoro volontario, lavoro al servizio dei sofferenti e dei poveri. Molti degli attuali leaders non hanno affatto queste caratteristiche.

A tutto questo bisogna aggiungere i conflitti tra molti devoti indiani e i molti residenti in vari paesi occidentali, principalmente su argomenti come la leadership, la forma di adorazione e l'enfasi religiosa, che sono ben noti a tutti coloro che hanno seguito questi sviluppi. I leaders più anziani e più coinvolti (con i loro comitati, e i loro viaggi da un paese all'altro) sono dolci come il miele l'uno verso l'altro e verso i loro collaboratori, ma presentano ben altra faccia ai loro rivali veri o immaginari e sono meno amichevoli verso la maggior parte dei devoti "ordinari".

La formazione di gruppi è probabilmente inevitabile in qualunque grande organizzazione di volontariato, ma la Sai Organisation ricorda troppo una corporazione con lotte interne tra dirigenza e lavoratori. Questo si riflette su Sai Baba, che seleziona i "non eletti" leaders e che evidentemente trova accettabile questa struttura rigida e autoritaria. Mi resi subito conto di come stavano le cose e, insieme ai membri del centro di Oslo, rifiutammo ogni opportunità di salire all'interno dell'organizzazione internazionale. Mia moglie ed io evitammo che gli altri membri subissero pressioni dall'alto per prendere parte in situazioni inaccettabili o impraticabili, ed io rifiutai ogni offerta di viaggiare, o di tenere discorsi per promuovere l'organizzazione in altri paesi.