Come gli assassini del 1993 sono ritornati per perseguitarci

 

di Robert Priddy - rpriddy@online.no

Website: http://home.no.net/anir/Sai/

Data: 13 agosto 2002

Felice e sicuro nella mia fede nella divinità di Sai baba, sostenuto da decine di anni di esperienza con lui, che erano stati estremamente positivi, non trovai difficile credere che lui non avesse avuto alcun ruolo nei sei omicidi che furono commessi nel giugno 1993. La mia fede era così incrollabile che accettai anche le affermazioni più irrilevanti che egli fece  nei discorsi vaghi e incoerenti di qualche settimana fa. Anche alcuni degli scoppi emotivi del Dr. Michael Goldstein e le incoerenze che emergevano nelle sue lettere ai devoti di Sai sembrano aver mostrato le cose come un enigma divino che noi non potevamo sperare di capire. (Ma questa tecnica viene spesso utilizzata da Sai Baba per evitare di parlare o spiegarequalunque cosa non gli convenga). La vecchia scusa “solo Swami conosce la ragione” si adattava ai seguaci. Ma all’epoca, non conoscevo proprio nulla delle circostanze, soltanto le poche informazioni attentamente costruite dalla organizzazione di Sai (in realtà, cinica disinformazione).

Delle istruzioni scritte furono emanate dai leaders della Sathya Sai Organisation (per esempio Indulal Shah, dell’Ufficio Centrale e Michael Goldstein) di non indagare o discutere a proposito dell’incidente ma di ignorare il tutto e di concentrarsi piuttosto sulla loro pratica spirituale (basata sullo stesso principio di sempre, cioè: Dio fa solo ciò che è buono, le cose cattive sono fatte da noi)! Questo va benissimo se non ti importa nulla delle vittime, della verità della faccenda e della giustizia, oppure se uno accetta la goffa e spregevole copertura tentata dall’ashram, la polizia, le autorità statali dell’’Andra Pradesh e dal governo Indiano (nella persona dell’allora Ministro dell’Interno del governo indiano, S.B. Chavan)

Nel 1995, durante le celebrazioni per il 70° compleanno, cominciai a sentir parlare dell’intero episodio da un alto ufficiale dell’Indian Administrative Service Vigilance, i cui più intimi colleghi erano stati personalmente coinvolti sin dalle primissime investigazioni. L’intero racconto era talmente scioccante e così tanti punti restavano  senza risposta che sembrava impossibile valutare quali erano le false testimonianze e quali quelle autentiche, e di mettere insieme le prove così da vedere chi poteva essere responsabile e quali moventi potevano avere le varie persone coinvolte. Cercai di ottenere informazioni da persone del cui giudizio e onestà potevo davvero fidarmi. Questo è ciò che ho verificato da molti racconti. Comunque, l’inestimabile libro di B. Premanand (Murders in Sai Baba’s Bedroom – Omicidi nella stanza di Sai Baba), fornisce una enorme quantità di trascrizioni documentarie e altre prove che mi hanno aiutato a capire quanto massiccia è stata la copertura per proteggere Sai Baba e suo fratello.

Durante le ore che passarono mentre i quattro intrusi che avevano ucciso i due attendenti di Sai Baba era rinchiusi nel suo appartamento, varie persone fecero visita a SB nel garage annesso al tempi. I testimoni riferiscono di aver visto suo fratello minore Janakiramiah, Joga Rao entrare ed uscire appena prima che i molti visitatori e residenti udissero gli spari dei fucili della polizia. Janakiramiah, Jog Rao e SB stavano parlando del tempo, o forse Sai Baba stava ripetendo i suoi compassionevoli insegnamenti “ Aiuta sempre, non far mai del male” e “Non vedere il male, non ascoltare il male, non fare il male”? Inoltre, informato in seguito da un anziano e devoto uomo d’affari di Bangalore, un impresario che lavorava a Brindavan (il cui nome non rivelo per la sua sicurezza) e i cui parenti stretti sembrano fossero lì all’epoca, sostenne che SB stette per qualche tempo dietro al tempio di Prashanti, dove erano anche arrivate alcune donne devote e alcuni studenti che avevano sentito l’allarme nella stazione i polizia. I poliziotti arrivarono sulla scena piuttosto ubriachi e solo dopo molto tempo. Comunque, quasi tutte le altre testimonianze riferiscono che Baba camminò lungo la balconata del primo piano verso una stanza vicina al garage annesso, dove rimase finchè l’incidente fu concluso.

La stampa indiana ha ripetutamente descritto gli avvenimenti, essi furono anche in grado di indagare attraverso testimoni oculari che erano troppo spaventati per rivelare i propri nomi. Centinaia di articoli furono scritti poiché la stampa tentava di adempiere al proprio dovere verso la società. Sai Baba definì ridicola sia l’intera copertura della stampa che i giornalisti coinvolti nel discorso Guru Purnima del 1993, nel quale fu estremamente evasivo, senza infatti spiegare nulla. Comunque egli sostenne che l’intero incidente sarebbe servito per accrescere la sua fama nel mondo intero. (Forse intendeva “notorietà”). Le lamentele che l’unione dei giornalisti rivolse al Press Council non ebbero effetti apprezzabili. S.B. non spiegò nulla.

Solo alla luce dei documenti ufficiali, nessuno può seriamente contestare che l’uccisione troppo affrettata da parte della polizia fu seguita da un insabbiamento organizzato alla buona dalla polizia stessa. Sarebbe stata una commedia autenticamente divina diretta da un alto Dio con un senso dell’umorismo….se non fosse per il fatto che i due valletti furono uccisi e quattro servi di Sai Baba, che erano stati devoti per molti anni, furono giustiziati uno ad uno a sangue freddo nel “luogo sacro per eccellenza”, la camera da letto di sai Baba, dalla polizia dietro la pressione ricattatoria del suo fratello minore Janakiramiah (adesso braccio destro di Sai Baba nel Central Trust), e con l’aiuto di altri funzionari dell’ashram e del Trust. Giuro su tutte le cose più care in questo racconto, sto dicendo solo la verità così come la conosco. Coloro che vogliono un resoconto più dettagliato del modo in cui sono venuto a conoscenza di questi fatti, consultino V.K. Narasimhan (i quali fatti non renderò noti se non dopo la sua morte per la sua sicurezza).

Una risposta ad una parte dell’enigma che io tentai di dare fu che Sai Baba deve permettere alle faccende umne di seguire il loro corso così da non usurpare la volontà umana. Comunque, Sai Baba ha ripetutamente negato che gli esseri umani hanno alcun tipo di “libero arbitrio” e che “solo Dio (si riferiva a se stesso) ha il libero arbitrio”. Io non accetto questa dottrina primitiva totalmente non sostenibile. So che Sai Baba delega ogni responsabilità ai suoi operai, il che implica una considerevole dose di giudizio e potere, che essi possono talvolta usare nel modo sbagliato. Una persona sostiene che a Baba, mentre evitava la folla nel garage che confina col tempio, venne chiesto dai funzionari cosa fare e che egli rispose “fate come credete”. Questa voce non è confermata, ma potrebbe essere esatta. Non è stata smentita da nessun funzionario di Sai Baba. Essi restano silenziosi come le tombe delle loro vittime e sperano che tutto alla fine si sgonfi.

Per coloro che desiderano un resoconto dettagliato e imparziale di questi avvenimenti, possono andare su:

http://home.hetnet.nl/~ex-baba/engels/assassinations.html